domenica 14 dicembre 2014

VINCENZO CABIANCA

Via oggi ce l'ho "arta" coi pittori dell'800 e voglio rendervi eruditi quindi ora parleremo di Vincenzo Cabianca che nacque a Verona nel 1827 e morì a Roma nel 1902...
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Il Cabianca dopo aver frequentato le lezioni del Calliari all'Accademia Cignaroli di Verona, si iscrisse all'Accademia di Venezia, di cui seguì svogliatamente i corsi per un biennio, quindi si trasferì a Milano dove fu attratto dalla tematica di Induno. Avendo partecipato alla rivoluzione del '48, dovette riparare in Romagna; in seguito nel 1853 approdò a Firenze. Frequentatore del caffè dell'Onore, ebbe occasione di stringere rapporti di amicizia con il Signorini e il Borrani, entrambi più giovani di lui, dei quali condivise le proposte innovatrici per una pittura a "macchia". Insieme a loro mise su uno studio avviando così una serie di ricerche comuni portate avanti anche nelle riunioni al caffè Michelangiolo.
Nel 1855 espose alla Società di Belle Arti l'Uva Matta e in breve tempo divenne uno dei più fervidi sostenitori delle nove tendenze luministiche: la sua opera Porcile al sole, che risale al 1859, lasciò sorpreso lo stesso Fattori.
In quello stesso anno lavorò con Banti a Montemurlo e a Piantavigne, nel 1860, assieme al Banti e al Signorini, operò a La Spezia. Nel 1861 partecipò all'Esposizione Nazionale a Firenze (dove presentò Il Mattino, Ferriera nella Versilia e Novellieri Fiorentini del 1300)  e all'Esposizione  di Torino (con Le monachine, uno dei temi prediletti dell'artista).
Da Torino, sempre in compagnia del Banti e del Signorini, si trasferì a Parigi dove ebbe modo di ammirare le opere del Décamps e conobbe personalmente, tramite Nino Costa, il Troyon e il Corot.
Dal 1863 al 1868 visse a Parma, pur mantenendosi sempre in contatto con l'ambiente fiorentino.
Nel 1866 espose di nuovo alla Promotrice di Firenze.
Nel 1868, chiamatovi dal Costa, si stabilì a Roma di cui amò ritrarre la campagna in quadri di piccole dimensioni ispirati al gusto dei macchiaioli.
Verso il 1880 tuttavia i suoi quadri si fecero descrittivi, assumendo nel contempo una tonalità malinconica. In questo periodo perfezionò anche la tecnica dell'acquerello, che aveva iniziato a sperimentare durante il suo soggiorno parmense e , nel 1876 figurò fra i fondatori della Società degli Acquerellisti.
La sua nuova produzione comparve in varie personali tenute a Londra (ad iniziare dal 1881) con notevole successo.
Nel 1883 partecipò all'Esposizione Nazionale di Roma; nel 1885 presentò dieci se opere alla Mostra dell'Associazione "In Arte Libertas". Nel 1888 fu tra gli illustratori dell'Isaotta Guttadauro di D'Annunzio. Colpito da pèaralisi nel 1893, dovette interrompere la sua attività ma rimase, insieme all'amico Costa, uno dei personaggi più ascoltati dagli artisti delle nuove generazioni che si riunivano al Caffè Greco

Bibliografia
Catalogo dell'Esposizione degli Amatori e Cultori di Belle Arti, Roma 1902 (retrospettiva di V. C.)
R. Pantini, V. C., in "Emporium", 1902
A Cecioni, Scritti e Ricordi, Firenze 1905;
Thieme Becker, 1907

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