giovedì 19 settembre 2013

Arturo Checchi (Fucecchio 1886 - Perugia 1971)

Nasce a Fucecchio nel 1886. Fin da piccolo manifesta una forte inclinazione per il disegno e approfondisce i suoi studi sulle opere dei Maestri del rinascimento anche grazie al suo insegnante Torello Bandinelli. L'inclinazione all'arte gli viene data dalla mamma Emerina Vannucci Lucchese che si trasferisce a Fucecchio dopo il matrimonio.
A dodici anni Checchi copia quegli artisti quattrocenteschi che di lì a poco, trasferitosi a Firenze, non si stancherà di ammirare e copiare dal vero.
Nel 1902 si iscrive all'Accademia di Belle Arti e segue il corso di Ornato e Decorazione Qui troverà come insegnanti Giovanni Fattori, Adolfo de Carolis e Armando Spadini, artisti che segnano la sua formazione.
Durante la frequenza all'Accademia stringe amicizia con Lorenzo Viani, compagno di corso in quegli anni, con Oscar Ghiglia e con Giovanni Costetti che lo introducono nell'ambiente culturale de "La Voce"; è in rapporti familiari con il collezionista Gustavo Sforni e con il critico d'arte Ugo Ojetti.
Nel 1909 Galileo Chini, che è impegnato nella decorazione della cupola del padiglione d'ingresso della VIII Biennale di Venezia, invita il giovane Arturo a collaborare con lui nell'impresa. Nel 1912 espone tre opere alla "Mostra dei Bozzetti", indetta dalla Promotrice Fiorentina, dove, l'anno seguente, presenta il dipinto "Fondo blu" suscitando interesse, specialmente tra i giovani. In quegli anni intraprende un proficuo viaggio - studio in Germania (1911 - 1913), dove conosce la pittura secessionista e in particolare quella espressionista; inoltre visitando importanti eventi espositivi, approfondisce la conoscenza di artisti come Gauguin, Cézanne e Van Gogh, di cui già in ambito fiorentino aveva potuto ammirare dal vero alcuni dipinti presso i rari collezionisti locali. Rientra dalla Germania lasciandosi alle spalle un matrimonio rapidamente naufragato con la pittrice tedesca Charlotte Reider.
Tornato a Firenze, Checchi vive a stretto contatto con gli artisti locali ma è autonomo e indipendente, e non sentirà mai l’esigenza di legarsi a gruppi o scuole. Lavora intensamente e presenta al pubblico le sue opere, ottenendo le prime soddisfazioni: nel '14 alla Secessione Romana la sua opera "Coperta rossa" è acquistata dalla Galleria d'Arte Moderna di Roma, mentre "Orti fiorentini" entra a far parte della collezione di Ugo Ojetti. Da allora l'artista parteciperà a numerosi eventi espositivi nazionali (Biennali di Venezia, Biennale, Secessioni e Quadriennale di Roma, sindacali umbre e toscane), sarà presente a manifestazioni artistiche internazionali (Praga, Berlino, Parigi, Bordeaux, Zurigo, New York) e a concorsi di pittura, ottenendo riconoscimenti ufficiali ed anche premi (Concorso Ussi, Secessione Romana, etc.) sia con la produzione in bianco e nero sia con i dipinti ad olio.
Checchi non può dedicare tutto il suo tempo alla carriera artistica, e per vivere è seriamente impegnato anche nell'insegnamento. Dal 1925 viene chiamato alla Cattedra di Pittura dell'Accademia di BB. AA. Di Perugia, dove tra gli allievi - dai quali sarà sempre e unanimemente apprezzato per le sue doti umane e didattiche - incontra la giovane Zena Fettucciari, che sarà la donna della vita e diventerà sua moglie nel 1930. I due pittori saranno sempre uniti da un forte legame d'amore e da una intensa condivisione artistica. All'Accademia perugina Arturo Checchi insegnerà per più di un decennio ma incontrerà non poche difficoltà, nell'ambiente di lavoro e per ragioni politiche, tanto che nel 1938 il rapporto di lavoro sarà bruscamente interrotto. Checchi si trasferirà a Milano e insegnerà Figura disegnativa All'Accademia di Brera dal 1939 al 1942; poi passerà all'Accademia di BB.AA. di Firenze, dove dal 1945 al 1949 coprirà la cattedra di pittura.
Arturo Checchi pittore, disegnatore, scultore, incisore continuerà a lavorare intensamente e ad esporre fino alla morte che lo coglierà a Perugia il 24 dicembre del 1971. Fonte Internet