domenica 14 dicembre 2014

ODOARDO BORRANI

Viste le innumerevoli visualizzazioni voglio rilanciare con il nostro ODOARDO BORRANI... come poter dire di no a cotanto popò di artista??? E allora avventuriamoci nella sua biografia...
Odoardo Borrani nacque a Pisa (nooo era Pisano???) nel 1833 e morì a Firenze nel 1905.
Il padre lavorava come disegnatore e acquerellista alle tavole dell'Atlante anatomico del Mascagni.
A sei anni si trasferì con la famiglia a Firenze. Qui, avendo rivelato una grande passione ed una precoce predisposizione per la pittura, fu fatto studiare dal padre sotto la guida autorevole di gaetano Bianchi, suo vecchio compagno d'armi nella Guardia Civica, che allora restaurava il Chiostro Verde di Santa Maria Novella.
Borrani esordì pertanto copiando gli affreschi di paolo Uccello, di Simone Memmi, del Ghirlandaio e di Giotto in Santa Croce, e tale noviziato è fondamentale per la comprensione della sua grammatica figurativa che, se si andò progressivamente orientando verso le nuove ricerche di luce e di colore del movimento macchiaiolo, conservò pur sempre un'impostazione rigorosa di disegno e di prospettiva, legata appunto a questa sua formazione sui primitivi e sui quattrocenteschi toscani.
Nel 1851, all'età di diciotto anni, si iscrisse all'Accademia dove ebbe come maestri due fra i più autorevoli pittori del momento: Bezzuoli e Pollastrini. Nel frattempo entrò in rapporti con Telemaco Signorini (al fratello Egisto, pur valente pittore, aveva richiesto alcune tavole di anatomia su cui esercitarsi) no quasi sempre gli stessi di cui divenne intimo amico.
Loro due ed il Cabianca (conosciuto dal Borrani nel 1853 al Caffè dell'Onore in Borgo La Croce) costituirono il nucleo del futuro sodalizio artistico del caffè Michelangiolo. Insieme, con passione quasi fanatica, dettero l'avvio agli studi dal vero in campagna; anzi i loro rapporti diventarono così stretti che i soggetti da essi scelti erano quasi sempre gli stessi e anche il modo di rappresentarli era a tal punto simile che riesce oggi difficile attribuire al Signorini o al Borrani la paternità di molti disegni di quel periodo. Contemporaneamente all'impegno verso il realismo, iniziò anche una vasta produzione di quadri storici portata avanti per tutta la vita.
Nel 1855 partecipò al Concorso triennale col Veglione mascherato al Teatro della Pergola, eseguito sotto la direzione del Bianchi,
Nel 1858 vinse il concorso dell'Accademia con Lorenzo il Magnifico che si rifugia nella Sagrestia del Duomo (in cui tenne presenti i suggerimenti del Pollastrini).
La guerra del '59 vide impegnati come volontari gli inseparabili Borrani, Signorini, Diego Martelli e molti altri pittori di quella cerchia. E tuttavia la pittura non fu per questo dimenticata: si pensi agli album da disegno del Borrani e ai taccuini del Garda di Signorini che dimostrano ancora una volta identità di soggetto.
Chiusa l'esperienza bellica, il Borrani continuò la produzione di quadri storici, fra cui Michelangelo che dirige le fortificazioni di Firenze (1861) e la grande tela del Medioevo (1864), conservata a Firenze nella Galleria di Arte Moderna; nel contempo si legò sempre più strettamente agli altri macchiaioli. Nel 1861 è a San Marcello, sull'Appennino Pistoiese, con Raffaello Sernesi, forse il più vicino a lui nel modo di dipingere; ed è spesso anche a Castiglioncello, ospite con amici, nella Villa di Diego Martelli. Dal 1862 inizia il periodo più felice della sua carriera artistica: nasce infatti la "Scuola di Pegentina", borgo alla periferia di Firenze che, scoperto dal Borrani e Lega, divenne ben presto il quartier generale delle ricerche dal vero condotte dai macchiaioli.
Dal 1865 Borrani si chiuse per 8 anni nell'isolamento di una sua casetta fuori Porta la Croce dove, secondo la testimonianza del Cecioni, "lavorava e studiava senza vedere nessuno, all'infuori dei pochi amici che andavano ogni tanto a trovarlo". Gli amici si chiamavano Lega, Signorini, Banti e Abbati. In questi anni concentrò specialmente la sua attenzione sul problema della luce, risolto con la semplicità e la purezza che costituiscono le sue doti migliori, senza quelle sterili minuzie che caratterizzano la sua ultima produzione. Un0idea dei suoi temi preferiti la si può avere scorrendo i cataloghi delle esposizioni: nel 1861 figurano all'Esposizione Italiana: Un motivo a San Marcello. La raccolta del grano sull'Appennino (già collezione Ojetti, Firenze) e Il 26 aprile 1859 in Firenze; nel 1865 un Castiglioncello, esposto alla Galleria di Arte Moderna di Firenze.
L'Arno, il Mugnone, le marine di Castiglioncello e gli orti di Pergentina sono i soggetti più frequenti dei suoi quadri; e con essi gli angoli della vecchia Firenze destinati ad essere presto abbattuti dal governo piemontese.
Nel 1876 Borrani e Lega, grazie ad una piccola eredità di quest'ultimo, organizzarono una Galleria d'Arte Moderna  nel Palazzo Ferroni in Piazza Santa Trinita, nei locali che prima erano sede del Gabinetto Viesseux.
Fallita l'iniziativa, Borrani si dedicò all'insegnamento presso l'Accademia e fece il decoratore di ceramiche alla manifattura di Doccia.
Negli anni '70/'80 collaborò anche all'"Illustrazione Italiana" commentando con rapidi schizzi fatti di attualità, come la visita a Firenze dei reali nel 1878 e l'inaugurazione del monumento al Tommaseo nella Piazza di Settignano, nel 1873.
I suoi soggetti preferiti in questo periodo furono rappresentazioni, un po' di maniera, del Ponte Vecchio, del Mercato Vecchio (prima della scomparsa), delle mura e delle porte della città cadute sotto il piccone demolitore dei Piemontesi negli anni 1865-1870.
Al 1880 risale una sua lunga escursione nella Romagna e nella campagna toscana da cui riportò vari bozzetti.
Negli ultimi anni aprì una scuola di pittura per giovani straniere, che gli permise di vivere decorosamente.

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Bibliografia
De Gubernatis 18
T Signorini Caricaturisti e caricaturati al Caffè Michelangiolo Firenze 1893
E Cecchi, O.B. in "Dedalo" 1826
U Ojetti I macchiaioli toscani nella raccolta Checcucci

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